Scarpe ballo

scarpe ballo

Scarpe ballo… Un viaggio nel viaggio

Scarpe ballo.

Questo era ciò che vedevo ogni volta che alzavo gli occhi davanti a me. Ero seduta in un vagone di un treno diretto a Roma, una domenica mattina di ottobre e la persona che mi stava seduta di fronte era completamente immersa nella lettura di una rivista sulla cui copertina io riuscivo a leggere solo quelle due parole: scarpe ballo. Scarpe a caratteri maiuscoli rossi e ballo a caratteri minuscoli neri. Quelle due parole messe lì così mi fecero iniziare lentamente un viaggio nel viaggio.

Scarpe ballo… Iniziai a domandarmi quali fossero state le mie prime scarpe da ballo. Mi tornò in mente una scatola  di scarpe di colore blu con un coperchio con disegnata una città con tinte arancio fuoco. Dentro erano contenute delle scarpe da flamenco che acquistai la bellezza di ormai 15 anni fa. Il flamenco. Mi tornò in mente la sala con gli specchi ma non il volto dell’insegnante di allora. Era una donna giovane questo sì, lo ricordo. Come non posso dimenticare la difficoltà trovata nel coordinare i colpi da battere con i piedi con le rotazioni che dovevo far compiere alle mani, e la fatica di dover tener sollevate le braccia orizzontalmente per un tempo che mi appariva infinito. Ci insegnava a guardarci nello specchio, a guardare i nostri stessi occhi. Era bello il suono sul tavolato di legno della sala ed era un mistero come quelle scarpe così semplici, dalla punta arrotondata, il tacco tozzo e basso e un piccolo elastico a tenere fermo il piede, potessero generare un suono tanto potente. Ricordo che dovetti lasciare il corso per lavoro dopo appena tre mesi. Sentii che stavo perdendo la possibilità di conoscere una parte di me che non avrei potuto conoscere altrimenti. Ma la vita è movimento.

Scarpe ballo…Lessi di nuovo quella scritta e proseguii…

I ricordi mi portarono immediatamente a La Paloma, uno stupendo teatro adibito a sala da ballo nel cuore di Barcellona. Fu il mio primo incontro con il tango, fu il mio primo stupore. Come tante formiche quella notte vidi arrivare una quantità spropositata di persone e le donne avevano con loro tutte delle piccole borse. Arrivavano sorridenti, si sedevano dove capitava e iniziavano a togliersi le scarpe. Poi sfilavano dalle borse le scarpe per ballare. Ricordo che all’epoca pensai che era normale, che in quella città ci si sposta spesso a piedi e quindi indossare i tacchi diventa proibitivo. Non era così. Era un rito, ma ancora non potevo saperlo. Quella notte La Paloma entrò ad abitare il mio immaginario per sempre…
Scarpe ballo… E pensai al mio ultimo paio di scarpe da ballo, da tango. Andai ad acquistarle per restare in Italia quando ogni fibra del mio corpo se ne voleva andare. Volevo acquistarle per vivere una vita nuova, con gente nuova, in una forma nuova. Ricordo che dissi alla titolare del negozio “Devo comprare un paio di scarpe da tango, ma non ho ancora neppure iniziato a ballare il tango”. Sorrisi, sorrise. Me ne fece provare un paio stupendo, lasciò che le indossassi, che indugiassi, che me ne innamorassi.

Può una scarpa da ballo cambiarci la vita? mi chiesi arrivata a quel punto del viaggio. Mi risposi di SI. Il flamenco voleva che imparassi a guardarmi negli occhi, La Paloma che mi rendessi conto di quante persone hanno bisogno del rito del ballo e  le scarpe da tango che infine acquistai mi fecero dono della vita nuova che tanto desideravo. Scarpe ballo… La rivista era ancora davanti a me, ma la persona che la stava leggendo era già scesa dal treno senza che io me ne fossi accorta…

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